Il Giudice Livatino: rappresentante delle Istituzioni, grande esempio di legalità
Il 21 settembre 1990, il Giudice Rosario Livatino venne assassinato dalla cosiddetta “Stidda”, organizzazione criminale italiana di stampo mafioso, che opera in prevalenza in Sicilia nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna e Ragusa. Nel giorno della commemorazione della sua morte, le Istituzioni si stringono attorno al ricordo di questo Magistrato, un grande esempio di legalità, coraggio e speranza in un futuro libero dalla malavita.
Rosario Livatino nacque a Canicattì in provincia di Agrigento nel 1952. Dopo aver conseguito la maturità classica, Rosario Livatino si iscrive presso la facoltà di Giurisprudenza di Palermo nel 1971, dove consegue la laurea con lode nel 1975. Entra in Magistratura presso il Tribunale di Caltanissetta nel 1978 dopo aver scalato la graduatoria del concorso per uditore giudiziario. Nel 1979 diviene sostituto procuratore presso il Tribunale di Agrigento e riveste questa carica fino al 1989, quando diviene giudice a latere. Durante l’esercizio della sua attività, il Giudice Livatino si occupò di quella che sarebbe divenuta la Tangentopoli Siciliana, che avrebbe inferto successivamente dei colpi bassi alla mafia attraverso lo strumento della confisca dei beni. Mentre si recava in tribunale senza scorta, il Giudice Livatino venne assassinato il 21 settembre 1990 per mano di sicari assoldati dalla Stidda agrigentina.
Ogni anno il 21 settembre, le Istituzioni commemorano la morte del Giudice, simbolo della lotta contro la criminalità organizzata. In occasione delle commemorazioni del 2015, su disposizione della Presidenza della Repubblica, l’associazione d'Impegno Civico e Antimafia "Tecnopolis" e quella "Amici del Giudice Rosario Livatino" sono state insignite della medaglia proprio per l’impegno profuso sul territorio agrigentino a sostegno della memoria del Giudice assassinato brutalmente. Anche quest’anno, il 21 settembre 2016, a 26 anni dall’assassino di Rosario Livatino, le Istituzioni hanno ricordato la sua fede nella giustizia e nelle legalità e il suo coraggio. La figura del Giudice Livativo è stata ricordata, in particolare, dal Ministero dell’Interno, che ha preso spunto dalla commemorazione per ricordare che la lotta alla mafia non si è ancora esaurita. Anzi, ancor più numerose sono la determinazione e le azioni volte ad ostacolare e, infine, eradicare la criminalità organizzata.
Da questo punto di vista, la breve vita e il breve operato dal Giudice Livatino sono un grande esempio di forza, volontà a speranza, non solo per la Sicilia e i siciliani, ma per l’Italia intera. Infatti, il sacrificio della sua vita, come quella di tanti altri Giudici che non hanno avuto paura di combattere la mafia, non è stato per nulla vano. È servito a fare dei passi da gigante nella consapevolezza dell’esistenza e della ramificazione del fenomeno mafioso. È servito a mappare, studiare e monitorare le infiltrazioni mafiose. È servito a studiare le strategie migliori per affrontare la criminalità organizzata. Tutto ciò è un’eredità inestimabile per l’Italia che sta dalla parte della legalità, simbolo di coraggio e speranza in un futuro migliore così come sono state la vita e le azioni di Rosario Livatino.